La Fotografia Terapeutica

La mia ricerca fotografica ormai da anni si articola attorno all’immagine come strumento di consapevolezza, indagine interiore e riflessione sull’esperienza umana.

Come Arte Terapeuta, mi dedico alla diffusione ed alla pratica della Fotografia Terapeutica, un ambito in cui il medium fotografico assume una funzione conoscitiva, simbolica e trasformativa.

La fotografia, intesa in questo contesto, non è mera rappresentazione del reale, ma atto relazionale, processo riflessivo e gesto di apertura in primis verso sé stessi e gli altri.

Nel mio approccio la fotografia terapeutica è in costante dialogo con altre discipline lavorando su varie pratiche:

  • Fotografia Trasformativa, intesa come percorso di rielaborazione personale attraverso l’immagine, la narrazione e l’autosvelamento simbolico;

  • Fotografia Mindfulness Zen, che esplora lo sguardo come presenza e l’atto fotografico come pratica contemplativa;

  • Fotografia e Narrazione: un lavoro sul racconto visivo e autobiografico, in cui le immagini dialogano con testi, silenzi, frammenti e memorie;

  • Scrittura Zen: parole essenziali, evocative, che accompagnano il processo visivo senza esplicitarlo, favorendo una lettura poetica e non lineare dell’esperienza.

  • Fotografia Creativa: strumenti e pratiche per sviluppare un linguaggio visivo personale, esplorando forme, estetiche e strutture narrative capaci di tradurre l’esperienza in visione.

I Percorsi

Propongo percorsi individuali e collettivi, concepiti come laboratori esperienziali online in diretta e dal vivo, spazi protetti e aperti al tempo stesso, in cui l’immagine fotografica diventa strumento di dialogo interiore, relazione e comprensione profonda.

Ogni percorso è modulato secondo le esigenze, il ritmo e la sensibilità di chi partecipa, privilegiando un approccio processuale, non direttivo, in cui la fotografia agisce come pratica di ascolto e rivelazione. L’obiettivo non è produrre “buone fotografie” in senso tecnico, ma esplorare ciò che accade nello spazio tra lo sguardo e il mondo, tra ciò che vediamo e ciò che ci attraversa.

Nei percorsi individuali, il lavoro si orienta verso l’elaborazione di tematiche personali attraverso immagini, scrittura e riflessione condivisa. La fotografia diventa un dispositivo per mettere in forma il vissuto, accogliere l’ambivalenza, e generare nuovi modi di dirsi e vedersi.

Nei laboratori di gruppo, l’esperienza si arricchisce del confronto con l’altro: il gruppo diventa una lente plurale, uno specchio composito in cui le immagini dialogano tra loro, si rispondono, si risignificano. Le pratiche collettive facilitano il riconoscimento reciproco, l’empatia, e la possibilità di costruire narrazioni comuni a partire da vissuti singolari.

I percorsi si articolano attraverso momenti di produzione visiva, lettura e restituzione delle immagini, esercizi di scrittura, meditazioni fotografiche, visioni condivise e confronti verbali. Il metodo integra orientamento e apertura: una struttura sufficientemente solida da sostenere il percorso, ma anche abbastanza fluida da lasciare spazio all’intuizione, alla creatività ed alla sorpresa.

In questo orizzonte, l’atto fotografico non è mai neutro né casuale: diventa un gesto di cura, una forma di pensiero incarnato, un modo per abitare il mondo in modo più consapevole.

A chi si rivolge la Fotografia Terapeutica?

A chiunque desideri esplorare sé stesso attraverso le immagini, in modo profondo e non verbale.

Fotografi, appassionati, autori e creativi in genere che vogliono riscoprire il senso della propria pratica artistica, al di là della tecnica.

Professionisti della relazione (psicologi, counselor, educatori, arteterapeuti) che cercano nuovi strumenti espressivi e narrativi.

Realtà aziendali interessate al benessere organizzativo, alla coesione dei team e alla formazione esperienziale.

Scuole, associazioni e contesti culturali che vogliono attivare partecipazione, ascolto e narrazione condivisa.

Scopriamo la Fotografia Terapeutica

La Fotografia Terapeutica è un approccio che utilizza il linguaggio fotografico come strumento di consapevolezza, espressione e trasformazione personale. Non è una terapia clinica, ma una pratica esperienziale che favorisce l’ascolto di sé, la rielaborazione simbolica e la narrazione dell’identità attraverso le immagini.

Le sue radici risalgono agli anni ’70-’80, quando alcuni psicologi e artisti iniziarono a sperimentare l’uso della fotografia nei contesti di crescita personale e lavoro educativo. Negli anni successivi si sono sviluppati approcci strutturati come il PhotoTherapy di Judy Weiser, il Photolangage francese, e più recentemente il Photovoice, orientato alla dimensione sociale e partecipativa.

Nel contesto contemporaneo, dominato da un eccesso di immagini spesso superficiali, la fotografia terapeutica propone un uso consapevole e profondo dell’atto fotografico. Consente di rallentare, osservare, dare forma al proprio vissuto, riconoscere emozioni e costruire narrazioni più autentiche.

In un’epoca caratterizzata da sovrastimolazione comunicativa e impoverimento simbolico, la fotografia terapeutica restituisce all’immagine il suo potenziale di silenzio, profondità e risonanza interiore.